Se dovessi riassumervi la mia ultima avventura in moto lungo la splendida costa cilentana, da Santa Maria di Castellabate fino quasi a Marina di Camerota, la prima cosa che vi direi è: ragazzi, le cose non sono andate per niente come previsto. E credetemi, per uno come me che cerca sempre di pianificare tutto, l’imprevisto è una vera e propria sfida alla mia sanità mentale.

L’obiettivo ambizioso era chiaro: arrivare fino al maestoso Cristo di Maratea, la Perla del Tirreno. Avevamo disegnato una traccia da sogno, Santa Maria di Castellabate → Agropoli → Palinuro → Marina di Camerota → Cristo di Maratea. Sembrava tutto perfetto sulla mappa. Peccato che una serie di imprevisti, che definirei tragicomici, ci hanno letteralmente bloccati. Parlo di ritardi colossali, problemi tecnici a non finire e persino il navigatore che è andato completamente in tilt. Ebbene sì, l’ho detto: Maratea è rimasta un miraggio! Ma fidatevi, in questo motovlog onesto e spero divertente (almeno per voi che leggete), vi racconterò perché questo giro incompiuto è stato comunque un’esperienza incredibile, tra panorami mozzafiato, curve spettacolari e la pura magia del Cilento in moto.

Preparatevi, perché si parte, ma con la consapevolezza che a volte, la vita (e la moto) ha altri piani per te.

Il Ritardo che Ha Scombussolato i Miei 90 Chilometri di Sonno

La mia giornata era iniziata prestissimo. E quando dico prestissimo, intendo la sveglia alle 5:30 del mattino. L’adrenalina per il giro era tanta, la preparazione metodica: pressione gomme, controllo livelli, giubbotti e via. Ero partito da casa, e quando ho messo piede a Battipaglia, il nostro punto d’incontro, erano passate le 8. Il mio contachilometri segnava già quasi 90 chilometri macinati. Sì, io sono quello puntuale, anzi, in anticipo.

Ero lì, in quella che ho definito nel video “una location un po’ particolare” (per usare un eufemismo), pronto per l’avventura. Ma ecco il primo, gigantesco, ostacolo: l’attesa di Camilla. Ragazzi, l’appuntamento era sacro: le otto in punto. E alle sette e mezza, mi arriva il messaggio fatidico: “sto partendo di casa”. Un’ora e mezza di viaggio prevista per lei. Traduzione: un’ora e mezza di attesa per me.

Eravamo a metà ottobre, e la mattina faceva un freddo cane! Il termometro segnava 7 gradi. Ero lì che congelavo, a fare amicizia con i pinguini (metaforicamente, ovviamente). Mi sono dovuto prendere una pinta di caffè, perché dopo essermi svegliato alle 5:30, ero in debito di sonno. Quarantadue minuti esatti di attesa, passati a fissare l’orizzonte e a considerare seriamente l’idea di pranzare lì.

Alla fine, dopo un’ora e mezza di ritardo totale rispetto all’orario pattuito, la sagoma di Camilla è spuntata. L’avventura, con un’ipoteca pesante di ritardo sul groppone, poteva finalmente cominciare. Ma vi assicuro, quando parti già con un’ora e mezza di ritardo su un giro di 250 km che prevede un rientro decente, sai già che dovrai correre. E correre, in moto, non è mai la parte migliore.

L’Inferno del Caldo e l’Interfono Mutante a Castellabate

Finalmente in sella, la prima destinazione era una vera chicca: Santa Maria di Castellabate. Il borgo reso celebre dal film Benvenuti al Sud. L’emozione era altissima, ma dopo pochi chilometri, è successo l’imprevisto numero due: il clima impazzito.

Essendo partito con 7°C, mi ero vestito in modalità full invernale. Strati di abbigliamento, guanti pesanti, l’equipaggiamento da Ghiacciaio dell’Adamello. Peccato che il Cilento aveva deciso di regalarci un anticipo d’estate. In men che non si dica, la temperatura ha cominciato a salire vertiginosamente, passando dai 7°C della partenza fino a toccare i 21°C più avanti nel tragitto. Ragazzi, stavo sudando “come un maiale”! Mi pentivo amaramente di non aver ascoltato il buon senso (e magari mia madre) e di non essermi vestito “a cipolla”. Un vero incubo su due ruote, guidare in una sauna.

Come se non bastasse, anche la comunicazione ha deciso di abbandonarci. I nostri interfoni, essenziali per chiacchierare in corsa, commentare le curve e coordinarci, hanno fatto i capricci. Non siamo riusciti a collegarli. “Vabbè, meglio per lei,” mi sono detto con un sospiro rassegnato, “così almeno non le faccio una testa così.” Ma in realtà, l’assenza di comunicazione ci ha reso la vita più complicata.

Prima di goderci la vera costa, la tappa d’obbligo: la celebre scritta di Benvenuti al Sud. Io l’avevo già fatta, ma è un rito. Ho dovuto, però, implorare Camilla di tornare indietro, perché lei era già sparita avanti, presa dalla foga della guida. “Ehi, torna indietro, c’è il cartello!” Dopo averla convinta, la foto è stata scattata. Un piccolo trionfo di pazienza contro la sua irrefrenabile voglia di macinare chilometri.

La “Gara” e le Curve Mozzafiato del Parco del Cilento

Lasciata Santa Maria di Castellabate, è iniziata la parte che fa esaltare ogni motociclista: le curve. La strada che costeggia il mare nel Cilento è un vero gioiello. Ed è qui che la nostra dinamica di guida è emersa in modo lampante.

Io, diciamocelo, guido con un certo aplomb. Mi godo il panorama, non eccedo le mie possibilità. Camilla, invece, è “partita a cannone”. Avevo la sensazione che volesse fare a gara con il vento! Ho sentito il sound del suo scarico (che, ragazzi, fa paura) allontanarsi sempre di più. L’ho vista superare con agilità un’auto che ci faceva da tappo e poi, ZAC, è sparita. Mi ha lasciato da solo, a godermi il Cilento in solitaria.

Sentivo la solitudine dell’asfalto, e ogni volta che la vedevo sparire, pensavo: “Mo devo pure ricordarmi che devo blurrare la targa nel video!”. Un’ulteriore complicazione logistica. Per fortuna, dopo un po’ il suo ritmo è leggermente calato. Forse la stanchezza, o forse si è ricordata che doveva aspettare il motovlogger ufficiale (cioè, io).

Nonostante la mia “rincorsa”, il Cilento mi ha regalato scorci bellissimi, una figata pazzesca. Il mare che si apre tra le curve, i panorami che spaziano dal blu cobalto al verde intenso della macchia mediterranea. Questa è la vera ricompensa, il vero motivo per cui sopporti ritardi, freddo e caldo infernale. Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni non ti delude mai.

Google Maps “Rinco” e la Botta Sospetta sul Pneumatico

L’avventura non sarebbe completa senza un po’ di dramma tecnico. A un certo punto, il mio fido navigatore, Google Maps, ha deciso di darmi il colpo di grazia. Si è bloccato. Ho dovuto smanettare con il telefono, riavviarlo, e perdere minuti preziosi.

Ragazzi, onestamente, oggi il coefficiente per sbagliare strada era altissimo. Abbiamo sbagliato “tipo 7 volte”. Tra Google Maps che era “un po’ rinco” e io che ero un po’ stanco (svegliato alle 5:30, ricordate?), l’accoppiata era micidiale. Ci stavamo facendo “trasportare molto dalla strada”, il che è poetico, ma non se hai un appuntamento con il Cristo di Maratea che ti aspetta e l’ora che corre.

E poi, il momento di panico. Stavo seguendo Camilla (che nel frattempo era ripartita “a cannone”), quando ho sentito un rumore sordo. Un “PAP” secco. Ho preso qualcosa sull’asfalto.

Mi sono allarmato immediatamente: “Ho sentito una botta sotto la moto… non so se è esploso tipo il pneumatico o ho preso qualcosa di serio”. Ho fatto segno a Camilla, ci siamo fermati in un punto di sosta. Controllo rapido: per fortuna, nulla di grave. Solo un sassolino o un detrito raccolto dalla strada. Ma in quel momento, la paura di una foratura a metà strada è stata reale.

Come se non bastasse, anche il mio auricolare personale stava andando in cortocircuito. L’avevo bagnato qualche giorno prima, e ora “mi si collega e riscollega” in continuazione. Ero praticamente “alla cieca”, fidandomi ciecamente di Camilla, seguendo il suo scarico e i suoi movimenti. Quando la tecnologia fa cilecca, l’unica cosa che resta è la fiducia nel tuo compagno di viaggio.

Palinuro e la Necessità di Arrendersi a Marina di Camerota

Nonostante il ritardo accumulato, i problemi tecnici e la “botta” sulla strada, abbiamo continuato a macinare chilometri, spinti dalla bellezza che ci circondava. Siamo passati per Pioppi, un luogo incantevole dove il mare è qualcosa di veramente stupendo. Avremmo voluto fermarci, goderci la vista, magari togliere i maledetti strati invernali (ricordo ancora i 21°C!), ma il tempo era nemico.

La nostra tabella di marcia prevedeva come tappe intermedie prima di Maratea, i famosi centri di Palinuro e Marina di Camerota. Raggiungere Palinuro è stata una piccola vittoria, un segnale che, nonostante tutto, stavamo onorando il Cilento.

Ma con l’ora che avanzava inesorabilmente e l’ombra che iniziava ad allungarsi, il fantasma del ritardo ha bussato alla porta. L’obiettivo era il Cristo di Maratea. Arrivarci avrebbe significato percorrere ancora molti chilometri in Basilicata, e soprattutto, fare un rientro a casa a notte fonda, sapendo che il giorno dopo mi aspettava il lavoro.

È stata una decisione difficile, ma onesta, la più onesta possibile per un motovlog. Abbiamo dovuto arrenderci, tirare una linea ideale a Marina di Camerota e fare inversione. Non siamo riusciti a raggiungere Maratea.

Una sconfitta? Forse sulla carta. Ma in sella, non la vivi così. L’abbiamo accettata subito: il mondo non finisce qui. L’importante è il viaggio, è la strada fatta. E la strada, fidatevi, tra le curve di Castellabate, i panorami mozzafiato di Pioppi e l’aria di Palinuro, è stata incredibile.

La Storia che Conta è Quella Incompiuta

Il titolo del mio video racconta la verità: “MOTOVLOG Giro in MOTO nel Cilento che NON siamo riusciti a finire!”. Non abbiamo raggiunto il Cristo, ma ho collezionato una marea di ricordi e risate (a posteriori, s’intende).

Abbiamo imparato una lezione fondamentale per ogni motociclista:

  1. L’Imprevisto è il vero Protagonista: Un’ora e mezza di ritardo all’inizio ti costa la destinazione finale. Punto.
  2. Affidati a Te Stesso: Interfoni guasti, GPS che fa il “rinco”. In moto, la tua abilità e il tuo istinto valgono più di qualsiasi app.
  3. Il Cilento è una Figata, Comunque vada: La bellezza dei panorami tra Agropoli e Camerota ripaga di ogni singola frustrazione. Le curve sono spettacolari e la costa è un sogno.

La cosa che mi è dispiaciuta di più, oltre al mancare Maratea, è stato l’epilogo confuso. A un certo punto, nel caos del rientro, ho perso Camilla. Spero che sia tornata a casa sana e salva, e dovrò chiederle il suo feedback, perché è lei quella che ha spinto di più.

E l’ultima beffa? La mia fida telecamera, la DJI, si è rifiutata di registrare l’outro, il mio riassunto finale della giornata. Un ultimo, ironico, problema tecnico.

Nonostante tutto, ci siamo divertiti tantissimo. È stato un giro pazzesco. E l’epilogo mancato a Maratea è solo un pretesto. Un pretesto per dirvi che Ce la faremo la prossima volta!

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Voonexio

Appassionato di moto, di viaggi e di video editing, ho deciso quindi di iniziare ad unire insieme queste miei passioni e registrare i miei giri in moto, iniziando a pubblicare su YouTube come motovlogger.

Ho conseguito la patente A3 in tarda età e prima della patente non avevo mai guidato neanche uno scooter, ma la passione è passione e quindi...

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