Oggi ho deciso di fare un giro in solitaria, pianificando un itinerario che mi ha portato a esplorare due regioni meravigliose: il Molise e l’Abruzzo. Il programma prevedeva tappe suggestive come il Valico del Macerone, il Lago di Barrea e Forca d’Acero. Ho saltato la parte “noiosa” del tragitto, che avevo già raccontato in un video precedente sul lago del Matese con Camilla, che, se non l’avete visto, vi consiglio di recuperare.
Prima di partire, mi sono fermato in un bar dove il proprietario, un harleista, mi ha trattenuto un po’ a chiacchierare. A volte, le pause impreviste sono le più belle e arricchenti, anche se mi hanno lasciato le gomme ancora fredde. Ma, si sa, in moto ci si ferma a chiacchierare con chiunque. Dopo questa piacevole sosta, mi sono lanciato verso il Valico del Macerone, un percorso che ho fatto molte volte, ma che mi regala sempre delle belle sensazioni. Oggi poi, essendo il giorno di San Gennaro, mi aspettavo meno biker in giro, e invece ne ho incontrati tantissimi.
Man mano che procedevo, le curve del Macerone hanno iniziato a svelarsi. Nonostante non mi ricordi mai il punto esatto in cui inizia, ho capito subito di essere sulla strada giusta. Ho avuto la conferma definitiva quando mi sono ritrovato su una strada pulitissima, che mi è sembrata un “tappeto da biliardo” rispetto al percorso che avevo fatto in precedenza nella zona di Campitello, al lago del Matese. È stato fantastico. La mia destinazione successiva era il Lago di Barrea, e anche se il navigatore continuava a dirmi che ero già arrivato, ho deciso di procedere e aggiornare le impostazioni alla prima piazzola di sosta. A volte, pianificare il giro passo dopo passo è la scelta migliore.
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Progetti futuri e riflessioni on the road
Durante il tragitto, ho avuto modo di riflettere su un paio di idee che mi frullano in testa. Sto valutando se prendere una nuova
Tracer 9 del 2025, o in alternativa, considerare una supersportiva per iniziare a fare pista. Se prendessi la Tracer 9, mi preoccupa il fatto di spendere un sacco di soldi per una moto con lo stesso motore di quella che già ho. L’altra opzione è la
Zontes 703 RR. L’ho vista recensita da TAWR Davide Napoletano, e mi ha convinto, anche se mi fa storcere un po’ il naso il fatto che non abbia il Ride by Wire. Il dubbio è se destinarla esclusivamente all’uso in pista.
La voglia di provare la pista mi è venuta anche grazie a Camilla. Non tanto per l’adrenalina, ma per acquisire ancora più sicurezza su strada. Ho anche contattato un’Academy qui in Campania, che fa corsi dalle parti di Benevento e Limatola. Il ragazzo, Max Iannone, è stato molto disponibile e mi ha dato un sacco di informazioni. L’esperienza in moto aiuta ad acquisire quella che chiamo “sensibilità chiappale”, cioè la capacità di percepire il comportamento della moto con il corpo. Mi rendo conto se la moto sta slittando o se la pressione delle gomme non è corretta.
La magia del Lago di Barrea e le curve di Forca d’Acero
Dopo aver superato i Carabinieri, che mi hanno costretto a non superare per un po’ , sono arrivato al Lago di Barrea. L’ultima volta era quasi una pozzanghera, ma questa volta era uno “spettacolo”, un vero e proprio “specchio d’acqua”. Era una giornata bellissima, con 23 gradi e nessuno per strada. Ho avuto anche modo di fermarmi e fare due chiacchiere con un gruppo di biker. Mi hanno dato qualche consiglio su delle strade e mi ha fatto davvero piacere. Dopo la sosta, con le gomme di nuovo fredde, sono ripartito per l’ultima tappa del mio viaggio: Forca d’Acero.
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Una strada che ti ruba il cuore
La strada per Forca d’Acero la conosco da anni, ma l’ho fatta poche volte in moto. Mi ha subito colpito la sua bellezza e il fatto che, a differenza di una volta, ora ci siano le protezioni lungo la strada, rendendola più sicura. Ho notato anche alcuni tratti umidi per via degli alberi, ma percorrere questi scorci è un’esperienza indimenticabile. Peccato per i cambi di luce, che a volte mi hanno quasi accecato, rendendo difficile vedere le curve. Ma gestendo la guida con il corpo e mantenendo una presa leggera sul manubrio, non ho avuto grossi problemi.
La strada mi ha talmente conquistato che avrei voluto farla due volte. Mi sono trovato ad ammirare panorami mozzafiato, anche se la strada era piena di fogliame e umidità, il che mi ha costretto a guidare con cautela. Ho persino incontrato una mandria di cavalli, che mi ha fatto capire il perché della “cacca” sulla strada. Forca d’Acero è una strada che merita, ma bisogna affrontarla con cautela. Il rischio è sempre dietro l’angolo, ma lo spettacolo che si apre davanti agli occhi ripaga ogni sforzo.
Per concludere, questo giro tra Abruzzo e Molise è stata un’esperienza che mi ha riempito il cuore. Mi sono reso conto che, pur amando il mare, la montagna sa regalare scorci e sensazioni uniche. Spero che questo racconto vi sia piaciuto e vi do appuntamento al prossimo video. Ci sono ancora tantissime strade da scoprire!
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