Amici appassionati di motori, guidatori esperti e neopatentati, utenti della strada di ogni genere, oggi voglio condividere con voi una disavventura che mi è capitata di recente e che, spero vivamente, possa tornarvi utile in futuro. Perché, diciamocelo, gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, soprattutto quando si tratta di circolazione stradale (ovviamente per conoscenza personale, non per esperienza diretta!). Ebbene sì, come avrete già intuito dal titolo, sono stato vittima di un tamponamento da parte di un’automobile con targa polacca.

E la domanda che sorge spontanea è: sono riuscito a risolvere la situazione in modo semplice e veloce grazie alla mia assicurazione? La risposta, purtroppo, è un sonoro e perentorio NO! Preparatevi quindi a un racconto dettagliato, a tratti un po’ frustrante, ma che spero possa essere ricco di spunti utili e consigli pratici per chiunque si trovi, o possa trovarsi, in una situazione analoga. Perché, credetemi, in questi casi la burocrazia può diventare un vero e proprio labirinto.

La dinamica dell’incidente: un classico tamponamento con una “complicazione” internazionale (solo nella targa)

Era una mattinata come tante, di quelle in cui ti prepari ad affrontare la giornata lavorativa con la solita routine. Mi stavo dirigendo al lavoro e, fortunatamente, quel giorno avevo optato per l’auto anziché per la mia amata moto. E dico “fortunatamente” con un sospiro di sollievo, perché ripensando alla dinamica dell’incidente, se fossi stato in sella alla mia due ruote, le conseguenze dell’impatto avrebbero potuto essere decisamente più serie.

Mi trovavo a Napoli, precisamente in via Nuova Poggioreale, una strada che conosco bene e che, come tutte le principali arterie cittadine, è particolarmente trafficata nelle ore di punta. Stavo procedendo tranquillamente, rispettando i limiti di velocità e le norme del codice della strada, quando all’improvviso ho dovuto rallentare. Il motivo? Un pedone stava attraversando la strada sulle strisce pedonali. Un gesto di civiltà, direte voi, e sono d’accordo. Ma è proprio in queste situazioni che bisogna prestare la massima attenzione.

Ho la buona abitudine, che consiglio vivamente a tutti i guidatori, di dare sempre un’occhiata allo specchietto retrovisore quando mi fermo o rallento bruscamente. È un’abitudine che ho acquisito nel tempo, soprattutto da quando vado in moto, dove la prudenza non è mai troppa. In moto, infatti, il rischio di essere tamponati, soprattutto quando si è fermi al semaforo, è sempre molto alto. E quella mattina, la mia prudenza si è rivelata a dir poco provvidenziale.

Proprio mentre stavo rallentando, ho notato nello specchietto retrovisore una Ford che sopraggiungeva a velocità sostenuta. Ho subito capito che il conducente non sarebbe stato in grado di arrestare il veicolo in tempo per evitare l’impatto. La sua andatura, in relazione al traffico e alla presenza delle strisce pedonali, mi è sembrata subito eccessiva. Istintivamente, mi sono irrigidito, preparandomi al peggio. E infatti, dopo pochi istanti, ho sentito un botto sordo e violento. BAM! L’impatto è stato piuttosto forte.

La mia prima reazione, lo ammetto candidamente, non è stata delle più composte. Dopo un’esplosione di disappunto, sono sceso dall’auto per valutare l’entità dei danni. La priorità, in questi casi, è sempre quella di verificare le condizioni dei veicoli e, soprattutto, accertarsi che non ci siano feriti. Fortunatamente, nessuno si è fatto male. Ho quindi iniziato a scattare delle foto con il mio smartphone, documentando la posizione delle auto, i danni subiti dalla mia vettura e quelli dell’altra auto coinvolta.

Ed è proprio in quel momento che ho notato un dettaglio che ha fatto scattare un campanello d’allarme: la targa dell’altra automobile era polacca. Il conducente, però, era italiano. In quel preciso istante, ho avuto un brutto presentimento. Chiunque abbia avuto a che fare, anche solo indirettamente, con un incidente che coinvolge un veicolo con targa straniera sa di cosa sto parlando: la trafila burocratica tende a complicarsi in modo esponenziale. Quella che in un normale incidente tra auto italiane si risolverebbe in pochi giorni, con il coinvolgimento delle rispettive assicurazioni, in questi casi può trasformarsi in un percorso ad ostacoli lungo e tortuoso.

La gestione post-incidente: sangue freddo, prontezza di riflessi e tanta, tanta pazienza

Dopo aver scattato le foto di rito e aver fatto un primo bilancio della situazione, ho cercato di mantenere la calma e di agire con lucidità. Ho chiesto al conducente dell’altra auto di spostarci in una zona più sicura, precisamente verso Piazza Nazionale. Il motivo di questa scelta è semplice: via Nuova Poggioreale, nel tratto in cui si è verificato l’incidente, è piuttosto stretta e fermarsi lì avrebbe inevitabilmente creato un ingorgo, paralizzando il traffico in una città già notoriamente congestionata come Napoli, soprattutto nelle ore di punta.

La mia priorità era evitare di causare ulteriori disagi alla circolazione e, allo stesso tempo, metterci in condizioni di poterci scambiare i dati e compilare la constatazione amichevole in tutta sicurezza. Per questo motivo, ho insistito più volte affinché l’altro conducente mi seguisse con la sua auto, rassicurandolo sul fatto che non avevo intenzione di creare problemi o di approfittare della situazione. Volevo solo gestire l’accaduto nel modo più civile ed efficiente possibile.

Fortunatamente, il ragazzo – giovane, avrà avuto all’incirca 25 anni – non ha tentato di darsi alla fuga. Anzi, a dire il vero, mi è sembrato piuttosto impaurito e sotto shock per l’accaduto. Forse era la sua prima esperienza di incidente stradale, e la cosa lo aveva comprensibilmente turbato. Io, per fortuna, avevo già avuto un paio di incidenti in auto in passato (sempre dalla parte della ragione, sia chiaro!), quindi sapevo più o meno quale fosse la procedura da seguire. Tuttavia, la fretta di arrivare al lavoro non mi ha permesso di gestire la situazione con la calma e la ponderatezza che avrei voluto.

Mi sono fatto consegnare i documenti del conducente, ho scattato ulteriori foto alle auto e ai danni riportati. I danni alla mia vettura, per fortuna, non erano particolarmente gravi: qualche ammaccatura alla carrozzeria, un fanalino rotto, la targa leggermente piegata. Niente di irreparabile, insomma. Ma, come si suol dire, è una questione di principio. E poi, c’era sempre quella maledetta targa polacca (del veicolo guidato da un italiano) a tenermi in stato di allerta. Volevo essere assolutamente certo di tutelarmi al meglio e di non avere problemi con il risarcimento.

C’è stato, però, un dettaglio che mi ha lasciato un po’ perplesso: l’altro conducente non ha mostrato alcun interesse nel prendere i miei dati. Si è limitato a fotografare la targa della mia auto, senza chiedermi il nome, il numero di telefono o altri recapiti. Un comportamento un po’ strano, che mi ha fatto nascere qualche dubbio sulla sua buona fede. Ma ho cercato di non pensarci troppo e di concentrarmi sulla gestione immediata della situazione. Dopo di che, ognuno è andato per la sua strada. Io al lavoro, lui chissà dove.

La scoperta amara: quando l’assicurazione si tira indietro (e ti lascia solo con la burocrazia)

Una volta terminata la mia giornata lavorativa, e tornato finalmente a casa, ho iniziato a informarmi seriamente sulla procedura da seguire in caso di incidente con un’auto con targa estera. Ho effettuato diverse ricerche online, ho consultato forum e siti specializzati, e ho cercato di raccogliere quante più informazioni possibili per capire come muovermi.

Per scrupolo, ho deciso di contattare anche la mia compagnia assicurativa, fingendo un po’ di non essere completamente informato sulla questione. Volevo sentire direttamente da loro quali fossero le procedure da seguire e se avrebbero preso in carico la gestione del sinistro. E qui è arrivata la doccia fredda, la brutta sorpresa che ha dato il “la” a tutto questo sfogo: l’assicurazione, in casi come questo, non si occupa direttamente della pratica di risarcimento.

In pratica, mi è stato spiegato che in caso di incidente con un veicolo straniero, bisogna rivolgersi direttamente all’UCI, l’Ufficio Centrale Italiano. Un ente che, a quanto ho capito, si occupa della gestione dei sinistri con veicoli immatricolati all’estero. Ma la cosa che mi ha lasciato più perplesso è la modalità di comunicazione con questo ufficio: bisogna inviare una raccomandata con ricevuta di ritorno (sì, avete letto bene, nel 2024 si usano ancora le raccomandate!) oppure una PEC, la posta elettronica certificata.

Io, purtroppo, non avevo ancora la PEC, e ho dovuto attivarne una appositamente per poter inviare la documentazione all’UCI. Ho trovato un’offerta conveniente alle Poste Italiane, ma immagino che ci siano anche altri provider che offrono questo servizio. Insomma, una complicazione ulteriore che si è aggiunta al già fastidioso inconveniente dell’incidente.

Ho quindi scaricato il modulo di richiesta di risarcimento dal sito web dell’UCI, ho attivato la PEC e ho provveduto a inviare tutta la documentazione necessaria. E proprio in quel momento, mentre compilavo moduli e allegavo documenti, mi è sorta spontanea una riflessione, un interrogativo che mi ha fatto salire un po’ di rabbia: ma perché, mi chiedo, pago una bella somma di denaro ogni anno per l’assicurazione auto, e ho addirittura incluso nella polizza la tutela legale, se poi, in casi come questo, devo fare tutto da solo?

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Voonexio

Appassionato di moto, di viaggi e di video editing, ho deciso quindi di iniziare ad unire insieme queste miei passioni e registrare i miei giri in moto, iniziando a pubblicare su YouTube come motovlogger.

Ho conseguito la patente A3 in tarda età e prima della patente non avevo mai guidato neanche uno scooter, ma la passione è passione e quindi...

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